Quando si torna da un viaggio di lavoro vorresti qualcuno ad aspettarti agli arrivi in aeroporto. Un volto amico, uno che ti dice beh? Tutto bene? Ti sei fatto un pisolino? Ti porto a mangiare qualcosa? Dai su un po’ di coccole piacciano a tutti.
E invece quasi sempre non c’è nessuno. Allora li vedi quelli che non hanno nessuno ad aspettarli. Li riconosci subito. Si fermano un po’ prima delle porte automatiche, si sistemano i capelli, la giacca e assumono un atteggiamento piacione, glamour, prendono il telefono e iniziano a far finta di telefonare.
Prendono coraggio e pensano “forza si va in scena”… sicuri che ci sia un pubblico che per pochi istanti li guarderà per cercare di capire se sono loro quel parente da prendere o quel collega che vuole un passaggio.
Le porte automatiche si aprono. Escono con quell’aria strafiga che vuol dire “cazzo sono atterrato e ho già mille cose da fare, telefono, guardo intorno, sorrido, faccio finta di salutare”. Sperano di vedere la persona che amano lì con il cartello con scritto “L’AMORE MIO” come fanno gli autisti che vanno a prendere qualche dirigente aziendale. Niente, anche perché lo sai che chi vorresti fosse lì sta in un’altra città quindi che cazzo ti speri.
Si dileguano così tra la folla che non se li caga, raggiungono la postazione del taxi, entrano in macchina, rimettono il telefono a posto e iniziano a piangere sommessamente guardando fuori dal finestrino.
Il tassista si accorge del momento difficile e inizia comunque a muoversi. “Quando se la sente mi dice dove la devo portare…e comunque non si preoccupi…siete in tanti. Lei è il quarto che prendo su che piange dopo che agli arrivi non vede nessun volto amico”
“Lo so lo so ma è più forte di me. Non ho motivo di piangere. Il lavoro va bene. Ho una bella famiglia. Tra un po’ li sentirò al telefono. Ma quando arrivo in un posto e non c’è nessuno che mi aspetta divento triste. Saranno tutti questi film romantici che vedo. Le dispiace cambiare stazione radio? In questo momento Radio Maria non mi è di conforto.”
“Ma tra qualche minuto dicono il rosario”
“Grazie lo stesso, magari un’altra volta”