Salvatore lavora lontano da casa sua. La famiglia la vede una volta al mese. Le cose non vanno per nulla bene con sua moglie. L’azienda per cui lavora ha un cantiere in un posto sperduto tra valli e strade provinciali. Vicino ad uno di quei paesi in cui ci si conosce tutti. Infatti quando lui è arrivato a Paracosta è stato squadrato dalla testa ai piedi e ora conosce tutti e da tutti i Paracostani conosciuto.
Lo chiamano U’ managè. Un mix tra il dialetto locale e l’inglese. Mix nato dal fatto che il primo giorno Salvatore ha dato al barista il suo biglietto da visita per essere richiamato per delle informazioni su una casa che sapeva essere vuota e da affittare. Sul biglietto c’era scritto il suo ruolo nell’azienda: Plant Manager.
Tutti sapevano che aveva la responsabilità del cantiere e, se tutto fosse andato bene, lo stabilimento si sarebbe sviluppato portando opportunità per tutti. Il paese lo aveva adottato proprio come si fa per un figlio.
Da qualche giorno il paese è in fermento per l’arrivo delle giostre. Un accordo tra due paesi vicini ha permesso di farle venire per quattro mesi. Non si parla di altro. Ormai erano anni che non c’era un evento così importante. L’ultimo risaliva a otto anni fa. In quell’occasione arrivarono i Ricchi e Poveri ormai ridotti a tre dopo l’uscita dal gruppo della bionda. Un concerto che tutti ricordano ed ancora oggi campeggiano nel bar e nel ristorante le foto del trio mentre mangiano e bevono prima e dopo l’esibizione. La signora Pina del ristorante va sempre fiera della foto abbracciata con la brunetta fatta da suo marito.
Le giostre si sistemeranno in un grande spiazzo a un chilometro dal paese sulla strada che porta al cantiere dove lavora Salvatore. Proseguendo dopo il cantiere si arriva a Crocchetta Inferiore che è il paese con cui Paracosta “spartisce” le giostre. Non ho detto condivide. Con una mail si condivide. I due sindaci hanno sputato sulla loro mano destra e poi se la sono stretta. Un patto che vale più di mille mail o contratti.
Le giostre finalmente arrivano. Tanti camion tutti colorati che in qualche giorno montano “il parco” del divertimento per i prossimi quattro mesi.
Salvatore ci passa ogni giorno e dall’auto cerca di dare uno sguardo ai volti delle persone che ci lavorano. Qualche volta si ferma per pochi minuti per andare a vedere da vicino come montano i vari impianti. Ha deciso che farà un giro sabato pomeriggio per tornare indietro di qualche decennio a quando ci andava ogni domenica con suo padre nella sua città.
Salvatore è pronto. Maglione sulle spalle e mani in tasca esce da casa per farsi il giro alle giostre. Come al solito saluta qualche paesano e dopo venti minuti arriva al centro della nuova attrazione. Si guarda intorno e una strana allegria lo prende per mano dandogli un sorriso insolito.
Viene attirato subito dalle auto da scontro e va verso il gabbiotto per prendere un gettone per fare il primo giro.
Alla cassa trova una donna dai capelli lunghi, neri e mossi come una gitana. Si chiama Esmeralda. Accanto a lei siede un anziano signore non vedente che è il padre.
“Vorrei fare un giro, grazie”
“Certo, come lo vuoi fare il giro, normale o speciale?”
“Che differenza c’è?”
“Devi provare. Dai, per ora fai quello normale” e sorride.
“Grazie. E’ tanto che non salgo sull’autoscontro”
“Si capisce. Io lo capisco subito. Si vede che sei eccitato ma hai paura di divertirti. Uno come te, uno serio che va sulle auto da scontro e che magari viene visto da qualcuno con cui lavori. Che figura….”
“Hai ragione. Ma oggi mi voglio rilassare e non me ne frega niente di chi mi vede. Tu lavori da tanto con le giostre?”
“Da quando mio padre ha perso la vista. Mi occupo io della gestione. Mio fratello che sta sul bordo della pista controlla il resto, se le macchine funzionano o se ci sono problemi tecnici”
Salvatore guarda Esmeralda con maggiore attenzione e in lui comincia a farsi largo la convinzione che sia proprio carina. All’inizio non l’aveva guardata bene. La saluta e con il gettone in mano si avvia al bordo pista. Manca poco alla fine del tempo precedente. Intanto la musica in sottofondo è di “Ma che colpa abbiamo noi” cantata da Shel Shapiro. Deve essere una vecchia playlist mai aggiornata.
Salvatore non vede l’ora di fare il suo giro. Ecco, suona la campanella e tutti escono dalle auto per far entrare quelli del prossimo giro. Infila il suo gettone e mette le mani sul volante come un bambino che guida per la prima volta. Guarda dove mette i piedi e si guarda intorno per vedere se conosce qualcuno.
Il fratello di Esmeralda controlla che tutti siano ai loro posti, si gira verso il gabbiotto e con un segno ordina di far ripartire le auto. Questa volta è Gloria Gaynor con I will survive che farà la colonna sonora degli scontri in pista.
Salvatore si destreggia tra le altre auto ed ogni volta che c’è lo scontro ride e viene ricambiato. Non pensa a nulla. Divertimento puro senza pensieri. Ogni tanto guarda il gabbiotto e capisce che Esmeralda lo sta guardando facendosi qualche risata nascosta dalla mano.
Salvatore andrebbe avanti per ore ma Gloria Gaynor finisce di cantare e la campanella suona implacabile. Salta fuori tutto contento e va verso Esmeralda.
“Vorrei fare ora il giro speciale”
“Non ora. Quando stiamo per chiudere. Passa più tardi” sorride e piega la testa facendo brillare il cerchione che pende dal lobo dell’orecchio.
Salvatore si mette le mani in tasca e se ne va girando tra le altre attrazioni per un pò. Qualche tiro al bersaglio, un pugno per misurare la forza e il tunnel delle streghe per spaventarsi quanto basta. Un sacchetto di popcorn gli tiene compagnia fino alla fine.
Ora però è arrivato il momento del giro speciale sulle auto da scontro. La curiosità è totale. Gli piace pensare che il sabato termini con qualcosa di particolare così da tornare a casa soddisfatto.
Si appoggia al gabbiotto e chiede alla bella gitana “Allora questo giro speciale?”
“Si arrivo. Chiudo tutto. Un attimo”
“In che senso scusa? E il giro speciale sulla pista alla fine della giornata?”
“Non ho mai detto che il giro speciale fosse sulla pista. Il giro speciale è una passeggiata con me.”
“Beh mi cogli di sorpresa. Non immaginavo. Ma scusa non mi conosci neanche”
“Come sei ingenuo. Ho chiesto di te in paese, ti ho visto passare in queste mattine e ti ho osservato. Io poi ho conosciuto tante persone e ne conosco continuamente. E non dimenticare che osservare una persona per pochi minuti che va sull’autoscontro rivela molte cose del carattere. E tu mi hai impressionato per la felicità del tuo sguardo, per come tenevi il volante e per la tua voglia di svagarti rispettando gli altri. Starò qui quattro mesi e mi piacerebbe conoscerti meglio. Giusto?”
“Si si giusto. Giusto. Certo, giusto. Facciamo due passi a piedi? Dove andiamo?”
“U’managè… dove vuoi tu.”
“Ahahaha ma sai pure come mi chiamano qui in paese? Hai freddo? Ho visto che hai la pelle d’oca. Vuoi il mio maglione?”
“Grazie.” Esmeralda mette il maglione di Salvatore sulle spalle e iniziano la passeggiata.
Prosegue? E quindi?
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