Appoggiato alla vetrata del bar guardo il camion che rifornisce di carburante il serbatoio della stazione di servizio dell’autogrill. Come un ebete continuo a masticare un panino uguale ad altri cento mangiati in questi anni passati in giro. Oggi però è diverso. Ha un altro sapore. Il sapore amaro di una storia finita senza accorgermene. Troppe cose ho dato per scontate e così non era. Ora ho la testa vuota. Mi ritrovo a leggere lo scontrino del panino venti volte, lo conosco a memoria. Ma quanto costano ‘sti cazzo di panini.
C’è fila alla cassa, tanta gente con qualcosa in mano. Un ciccione straniero ha quattro scatole di Mikado in mano e la fidanzata tre buste di quelle liquirizie con lo zucchero colorato all’interno. Mi sembra che si muova tutto lentamente e riprendo a guardare il camion che sta scaricando il carburante. Due uomini parlano vicino al tubo, ridono. Si vede da lontano che si conoscono da tanto. Chissà di quanti rifornimenti è fatta la loro vita. Bevo un pò di coca tirando su dalla cannuccia mentre gli altoparlanti diffondono una vecchia canzone di Marcella Bella “Io domani”.
Mi sembra di sentire la voce di Carla “Guardami negli occhi caro amore mio” e invece niente occhi e niente amore mio e tanto meno caro.
Il panino è finito, lo scarico del carburante anche. Mi giro un pò sullo sgabello alto e mi ricordo che lo facevo da piccolo per poi saltare giù ma c’era papà a prendermi. Oggi qui non c’è nessuno. No, anzi c’è qualcuno.
Accanto a me un essere di genere femminile con un panino in mano uguale al mio ex panino. Una borsa con il pc e uno smartphone sbattuti sul bancone e poi anche lei a guardare le auto che vanno e vengono sotto le isole del rifornimento. Belle le scarpe che ha. Mi sembra una giusta, ma guardandola bene ha qualche lacrima che scende e cade sul panino. Si vede che mangia per non piangere. Mastica per non singhiozzare.
Ora si gira verso di me “Per favore mi può tenere la borsa e il telefono, devo andare qualche minuto alla toilette”
“Certo io resto qui non si preoccupi” tiro verso di me la sua borsa con sopra il telefono per farle capire che può allontanarsi tranquilla.
La vedo andare via di schiena come mille giorni di te e di me sperando in un attimo di eterno che non c’è.
I minuti passano e non torna dalla toilette. Quasi un’ora con la sua borsa e il telefono che vibra in continuazione. Si illumina e appare sempre lo stesso nome e numero. Sono costretto a leggere il nome: Truciolo.
Mi ricordo di un ballerino degli anni ottanta con i capelli ricci e biondi che chiamavano Truciolo ma mi pare che morì e quindi non può essere lui. Il telefono continua a vibrare e questa non torna. Ora rispondo io, non vorrei che questo Truciolo si preoccupasse. Magari è il marito che la cerca o che ne sò un amico. Mi sto facendo mille pensieri. Ora rispondo.
“Pronto?” è il mio esordio neutrale.
“Ah tu sei il pezzo di merda?!. La stronza non ha il coraggio di rispondere e ha chiesto a te…”
“Guardi che si sta…” balbetto
“Certo che hai una bella faccia tosta a fare il suo schiavo, non hai un minimo di dignità, ma come fai ad accettare di farle da segretario??.. tanto finirai anche tu come me, tradito con un altro come te!”
“Ehm.. senti Truciolo ora mi hai rotto i coglioni! Va bene? Ora parlo io! La giornata è già di merda e non ti ci mettere pure tu. Carla mi ha lasciato, il panino era una cagata e mi sono trovato in mano ‘sto cazzo di cellulare di una che è andata a pisciare da un’ora e ancora non torna. Quindi Truciolo vedi di andare a cagare che non è aria!!” e spingo la cornetta rossa.
Ma guarda che rottura di palle oggi, pure un Truciolo incazzato mi è toccato sentire. Finalmente lei ritorna. Tranquilla. Si vede che ha avuto bisogno di tempo per riprendere un aspetto sereno.
“Grazie” mi dice sorridendo e riprende la borsa e il telefono.
“Guardi che il telefono vibrava all’impazzata ed ho risposto per dire che si era allontanata ma la persona con cui ho parlato era molto alterata.”
“Ne sono certa. Ma è una storia finita”
“Oggi è la giornata delle storie finite, anche io ho una storia finita. Non ho molto voglia di rimettermi in viaggio. Ormai sono da due ore in questo autogrill. Conosco tutti.”
“Anche a me non va di ripartire subito. Le va di cenare insieme al self service?”
Due vassoi ora sono vicini e scivolano insieme verso i primi piatti.