Fare un lungo viaggio in treno è come leggere un romanzo. I capitoli vengono scanditi dai cartelli delle città che vedi scorrere dietro il vetro e con la musica nelle cuffie cerchi di dare una colonna sonora a questo film che ti passa davanti agli occhi. Prendi la rivista delle ferrovie ma vedi solo la prima pagina. Ci metti un secondo a capire che non ti interessa. Allora riguardi fuori ma sei inquieto. Sei a disagio e non sai perchè. Guardi l’orologio. Caspita mancano almeno sei ore all’arrivo. Passa il controllore e gli fai vedere il biglietto.
“Siamo in orario?” gli chiedi
“Si signore siamo in perfetto orario” il giovane in divisa ti risponde cordiale.
“Posso sedermi?” una voce che ti sembra familiare colpisce la tua attenzione.
“Si certo, prego è libero” non alzi neanche la testa.
Ecco che la persona si siede nel posto di fronte al tuo. Ora la devi guardare per forza, non puoi non guardarla. Sei tu. Sì sei proprio tu. O meglio la tua coscienza.
“Lo sapevi che facendo un viaggio lungo in treno non potevi evitarmi? Quando vai in auto o in aereo sei sempre preso da mille scuse e non abbiamo mai tempo per noi. In treno dove cazzo devi scappare? E’ l’ideale per fare quattro chiacchiere. Allora vogliamo fare qualche conto? Vogliamo vedere l’estratto conto se siamo a debito o a credito?”
“Io lo sapevo che saresti venuto oggi. Me lo sentivo. Quando il controllore mi ha detto che mancavano sei ore all’arrivo ho capito che saresti arrivato.”
“Bene allora mi aspettavi. Da dove vogliamo iniziare? Facciamo come a scuola? Mi vuoi dire un argomento a piacere? Figli? Genitori? Moglie? Inizia tu. Tanto lo sai che se mi dici stronzate ti scopro, non dimenticare che io sono te. Vedo che sei incerto. Allora inizio io.”
“No aspetta. Non mi sento pronto. Non ho avuto il tempo di fare un ripasso generale. Vuoi tornare un’altra volta? Vorrei farmi trovare più preparato. Non mi va di sentire su di me il tuo sguardo”
“Vedi che non si tratta di essere preparato o meno. Le cose che ti devo chiedere le sai già. Dobbiamo solo parlarne io e te. Ti serve parlarne con me. Ti sentirai meglio dopo. Dai cominciamo. Guardami negli occhi adesso, pensi di essere pronto? “
“Senti lo sai che ogni volta che parlo con te non sono a mio agio. E perchè lo sai anche tu. Perchè faccio sbagli continuamente e vorrei non farne. Ho fatto una montagna di errori, li conosco uno per uno. Me li sento addosso. Riesco a dimenticarli solo quando faccio qualcosa di buono, qualcosa che sa di buono. Un bacio non dato mi fa stare male quando so che avrei potuto darlo o una carezza che stava per partire e invece pensi di darla la prossima volta. Devo farlo e basta.”
“E’ giusto quello che dici e sono contento che sei consapevole sul come fare meglio. Ma un bacio o una carezza sono un giuoco da ragazzi. Voglio sapere se ti senti in regola con il mondo. Hai da recuperare rapporti con persone a cui hai fatto del male? Sei in regola con chi ti vuole bene? Sei sicuro che stai facendo il massimo?”
“Cerco di fare il meglio che posso”
“Possiamo fare di più e tu lo sai. E non guardare fuori dal finestrino!”
“Sto solo capendo dove siamo, dai”
“Te lo dico io dove siamo. Siamo a debito. E dobbiamo uscirne. Me lo prometti? E non guardare fuori!”
“E che palle che sei! Non dirmi sempre quello che devo fare!”
“Signore le ho solo chiesto di farmi vedere il biglietto…”
“Oh mi scusi ero soprapensiero, scusi ancora. Ecco il biglietto. Quanto manca a Rovigo?”
“Poco, poco. Ma il signore che è andato via e stava seduto di fronte a lei era suo fratello? Le somigliava parecchio. Buon viaggio”
I conti con noi stessi, caro Mark, li facciamo anche al semaforo, prima di chiudere gli occhi la notte, mentre ci laviamo i denti, dopo non aver risposto deliberatamente ad una telefonata.
Siamo sempre convinti di avere un fido alleato che ci consiglia per il meglio.
Secondo me, invece, dietro ogni nostra mossa, c’è un paraculo in agguato.
Paraculo perché le conseguenze del suo agire ispirato, comunque lo paghiamo noi.
Tu ed io Mark.
Ci rivediamo in treno.
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Sempre originale, sempre profondo….. è vero: non si può sfuggire alla nostra coscienza!
Però bisogna anche ascoltarla……
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