IL BALCONE

Sono sconvolto. Finalmente sono a casa. La signora Lia Morleo del sesto piano ha tentato di sedurmi nel garage. Una signora così distinta, tutta casa e chiesa. Buongiorno e buonasera. Che tempaccio oggi, eh sì sembra che pioverà.  Certe volte ha ritirato anche qualche raccomandata per me. Non ci posso pensare.

Seduto sul divano mi guardo la camicia strappata. Voleva spogliarmi. Come può essere che abbia avuto uno scatto così?

Sono entrato con la macchina come al solito dalla rampa che va giù ai box, ho girato prima a destra e poi a sinistra. Sono sceso per aprire il box e me la sono trovata dietro all’improvviso. Un sorriso strano il suo.

“Signora Morleo mi ha spaventato” “ Ti voglio. Ora” fredda e impassibile. Mi ha spinto verso l’auto.

“Signora Morleo la prego. Forse non si sente bene, l’accompagno a casa.”

“Mi sento benissimo. Ti desidero da anni. Dovevo solo aspettare di prendere il coraggio per dirtelo. Ho provato ad attirare la tua attenzione in mille modi. Ho sbattuto per mesi la tovaglia piena di molliche sul tuo balcone e tu non mi hai mai degnato di un lamento, una lettera all’amministratore del condominio, niente. Ho innaffiato le piante ogni giorno facendo andare sul tuo balcone litri e litri di acqua e tu niente, neanche un “signora non innaffi quando vede la roba stesa”.

Ho spiato mille volte la tua ombra quando uscivi sul balcone in canottiera per fumare il sigaro. E io stavo nascosta  ad annusare quell’odore maschio che saliva al mio piano, un misto di fumo e canotta che fa tanto Marlon Brando in “Fronte del porto”.

“Ho fatto anche cadere decine di mollette e niente. Ho visto centinaia di volte “Il Laureato” sognando poi di essere la tua perversa Mrs. Robinson e di chiamarti Benjamin nell’intimità più sfrenata.”

“Signora Lia io non vorrei darle un dispiacere ma forse ha sbagliato balcone, io ho il bilocale che dà verso il mare. Non ho mai avuto niente sul balcone. E non porto la canottiera e non fumo neanche il sigaro. Mi sa che ha rivolto le sue attenzioni al geometra Galbani.”

“Ma io voglio te, non Galbani.” Ha un piccolo sussulto e qualche lacrima inizia a scendere. “Volevo una storia, un’avventura, qualcosa di intrigante che mi rendesse la vita più leggera…”

“Signora Lia io sono gay, il mio compagno vive in un’altra città e l’anno prossimo ci sposiamo. Ora stia su. Sa giocare a Burraco? Si? Vogliamo giocare stasera? Vengo a casa sua?”

“Si grazie mi farebbe felice. Preparo qualcosa eh? Se mi porti la camicia che ti ho strappato cerco di sistemarla. A dopo” e si avvia verso l’ascensore asciugandosi la guancia.

Pubblicato da markmccandy

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9 pensieri riguardo “IL BALCONE

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