RIPALTA INTER PARES

Bisogna prepararsi alla fine della primavera. Niente fiori che sbocciano, nessuno che cerca il tuo nettare e la prospettiva di un inverno molto lungo. 

Era così che si sentiva Ripalta. 

Un ex fiore che non era stato colto ed ora stava appassendo. Da ragazza giocava spesso ai quattro cantoni ed era quella che rimaneva sempre in piedi e senza sedia. A ruba bandiera non riusciva a toccarlo neanche una volta quel dannato fazzoletto. 

Qualche segnale lo aveva avuto ma in primavera non riesci a concentrarti. Troppa luce, troppi odori, troppi colori. 

Non aveva lo sprint che serviva negli ultimi metri. E così in un paese piccolo succede che una come Ripalta resti single. 

Non arriva gente da fuori e quindi non c’è ricircolo. Il vantaggio per una zitella è che sul lavoro ti considerano un uomo. 

E Ripalta lavorava in amministrazione in una officina meccanica, tipico luogo maschile. 

Gli operai la consideravano una di loro.

Ripalta scendeva in officina per verificare qualche prodotto di magazzino ed era costretta a passare tra decine di calendari di donne nude appesi alle varie macchine utensili. 

Nessuno si sognava di spostarli o coprirli e Ripalta ormai era abituata a vedere che ogni mese aveva un gran culo. 

Gli operai scherzavano con lei. 

Erano quasi tutti più giovani. Non le risparmiavano battute anche pesanti soprattutto in pausa pranzo attorno al tavolo della sala mensa. 

“Ripà, ma semb ì verdur t’mang? Pigghiat nù sfilatin ognetand!! “ e tutti gli operai a ridere con le bocche piene di minestrone riscaldato e doppi sensi.

“Peppì, me lo volevo prendere ma tua moglie se li era presi tutti lei. Meh damm nù stezz del tuo. Accussì in paese puoi dire che a Ripalta gli hai fatto assaggiare il tuo sfilatino. Ehh t’piacess??? “ e tutti a battere le mani a Ripalta per il passante lungo linea sulla prima palla di servizio di Peppino. 

Rispondeva senza problemi e sempre a tono ma senza cattiveria. 

Non le piaceva ferire gli avversari ma dare degli affondi di fioretto. Il linguaggio maschile non è complicato, è a senso unico. Per una donna che abbia un minimo di spirito e di ironia è facile battersi su quel terreno. 

Al suono della sirena passavano tutti a timbrare il cartellino e la salutavano. Dalla vetrata rispondeva con un cenno della testa ed un sorriso. Come avviene alla fine di una partita di calcio quando l’arbitro fischia la fine delle ostilità e tutti si stringono la mano. La giornata di lavoro è finita. Tutti a casa. 

Pubblicato da markmccandy

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