Può capitare che in sistemi complessi un algoritmo tradizionale ed un’applicazione di deeplearning si incontrino a prendere un bit-coffee nell’open data, l’area dedicata alle pause di lavoro.
“Ciao è la prima volta che ti vedo, ti dispiace se acquisisco una tua immagine? Sai…deformazione professionale. Su cosa lavori?” chiede l’applicazione
“Ciao. Sono un algoritmo tradizionale. Lavoro in un software per la programmazione della produzione. Tu?”
“Beh, io lavoro sulle immagini, vedo gente, faccio cose. Ogni secondo conosco mille cose nuove, ma tante e così poi riesco a vedere cose che voi umani neanche immaginate”
“Ma io non sono umano sono un algoritmo. Faccio sempre le stesse cose, sono metodico e sono molto preciso. Non sbaglio mai.”
“Eh ma che due palle! Sempre le stesse operazioni nella stessa maniera? Io invece grazie alle mie reti neurali..a proposito sai cosa sono le reti neurali?”
“No. Io sono un algoritmo tradizionale. Faccio sempre le stesse cose, sono metodico ma sono molto preciso. Non sbaglio mai.”
“Vabbè. Ho capito. Io capisco di forme, colori, estetica. Ma lo sai che io posso imparare a riconoscere le voci e che posso anche imparare a guidare un auto proprio come gli umani? Tu hai mai guidato un auto?”
“No. Io sono un algoritmo tra…”
“Uhhh l’ho capito il fatto! Ormai con le mie reti neurali ti ho inquadrato benissimo. Posso ripetere tranquillamente quello che stavi per dire. Comunque se ti va possiamo anche uscire, andare al cinema. Però ti avviso che io dopo aver visto le prime due scene posso già dirti cosa succederà e come finirà. Non solo, posso anche scrivere il sequel del film.”