IL PRELIEVO

Si chiamava Aurora. La conobbi a casa di mia mamma. In quel periodo mamma aveva bisogno di cure e per evitare di stancarla decidemmo di fare venire a casa una infermiera per il prelievo. Fu cosí che una mattina all’alba Aurora suonó alla porta e andai ad aprire. Aveva i capelli raccolti e gli occhi di chi era sveglio da poco ma era bellissima lo stesso. Io ero ancora in boxer e maglietta e mi scusai. Mia mamma dalla stanza gridó “chi è?” e le risposi “mamma è l infermiera per il prelievo”.
Aurora sorrise. Le mancavano i due incisivi superiori. Disse sibilando che era in attesa del ponte. Poggió la sua attrezzatura sul tavolo e sibilando nuovamente mi chiese di portarle la mamma per fare quello per cui era venuta.
Andai a prendere mamma. Mi fece un cazziatone per come ero vestito.
“Vatti a mettere decente. Che figura mi fai fare?”
Allora decisi di mettermi il meglio che avevo. Un abito grigio antracite, camicia azzurra e una cravatta di Marinella che rimane sempre un grande classico. Aurora rimase colpita dalla mia eleganza e non smetteva di guardarmi. Mamma incominciò a innervosirsi. Era lì con il braccio teso e Aurora non procedeva al prelievo.
Al quarto meteo di skytg24 mamma conosceva perfettamente la situazione in tutta Italia ed anche come aveva aperto la borsa di Tokyo.
Finalmente Aurora, rapita dalla mia classe, infiló l’ago ed inizió a prelevare guardandomi comunque. Mi resi conto che mamma sbiancava e dissi ad Aurora che poteva bastare. Pronunciò un sì così dolce che avrei voluto baciarla ma mi fermai.
Rimisi mamma a letto e ci fermammo in cucina per un caffè. Mi raccontó di lei, del suo lavoro e dei suoi sogni. Io l’ascoltavo mentre giocavo con la cravatta girandola per far vedere che era di Marinella ma su Aurora non sembrava avere effetto. Fu proprio quando mi toccai i gemelli del polsino destro della camicia che lei si spinse fino a poco da me. “Potrei fare una pazzia per un uomo gentile e raffinato come lei”.
La parola pazzia fu mortificata dalla mancanza degli incisivi superiori e le dissi “Non parlare”mettendole il mio dito indice sulla bocca. Lei socchiuse le labbra e con un gesto erotico mise il dito in bocca. Passarono alcuni interminabili secondi e vedevo che il dito non si muoveva più. I suoi occhi diventarono interrogativi e mi resi conto che il dito si era incastrato tra i due incisivi superiori laterali. Non veniva via. Con veemenza lo tirai forte e per il contraccolpo cademmo tutti e due a terra.
Mamma non so se dormisse, se fosse svenuta per il prelievo esagerato o per il nikkei negativo ma non diede segni di vita alla nostra caduta.
Sul pavimento della cucina con l’odore del caffè della moka ci amammo. Poi non venne più perché mamma disse che sembrava inesperta. Ora il prelievo lo fa Manfredo, un infermiere che nel tempo libero monta i mobili dell’ikea. Mi ha insegnato a montare la libreria Billy. Questa settimana mi vuole presentare ai suoi.

Pubblicato da markmccandy

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