La vidi per la prima volta sul tram numero 1. Scese una fermata prima della mia. Sperai di incontrarla nuovamente ma il tempo passava e di lei nessuna traccia.
Un giorno con mia grande sorpresa me la trovai di fronte sempre sul tram numero 1. Non avevo ancora obliterato il biglietto e le chiesi di spostarsi dal lettore per farmi bippare. Non feci in tempo a capire come approcciarla che era già scesa. La vidi allontanarsi verso un bar e la persi di vista. Tornai a prendere il numero 1 la settimana successiva ma non c’era al solito orario. Scesi alla stazione e la vidi salire sul bus numero 2, quello che porta oltre il fiume. Allora aspettai anche io il 2. Dopo pochi minuti arrivò. Mi misi vicino al finestrino per cercare di capire dove poteva essere scesa. Niente. Arrivai al capolinea. Non c’era più nessuno. Decisi allora di ritornare a piedi lungo il percorso del 2. In fondo una bella passeggiata non ha mai fatto male a nessuno. In corrispondenza di un incrocio mi fermai. Il semaforo dava l’ALT. Vidi passare il 3 e sopra c’era lei. Pensai che facesse il controllore per l’azienda dei trasporti. Ormai era una questione di principio. Volevo conoscerla. Mi piaceva.
Avrà avuto poco meno la metà di ottantanni. O forse un terzo di cento.
Ritornai in stazione e mi parve di vederla salire sul 5. Sì era lei. Corsi per prendere lo stesso autobus ma le porte si chiusero davanti a me. Chiesi ad un addetto quale fosse il primo autobus che partiva per lo stesso percorso o simile. Mi disse che l’8 poteva essere una soluzione. Una volta sull’8 mi sedetti e pensai “Ma che cazzo sto facendo? Sto inseguendo una donna che sale e scende continuamente da tram e autobus. Perchè?”
Mentre pensavo al perchè il bus n.8 si fermò per un guasto. L’autista ci disse di scendere “Potete continuare con il 13 che passerà tra poco. Mettetevi sotto la pensilina e aspettate.”
Iniziai a desiderare di tornare a casa. “AspettO il 13 e rientro”.
Arrivò dopo poco. E non ci credevo, c’era lei sul 13. Non sapevo che fare, ero stanco. Lei mi sembrò ancora più bella della prima volta. Il problema dell’approccio fu risolto subito.
Venne lei da me.
“Posso?” mi chiese per sedersi accanto.
“Certo”
“Ma tu perchè mi insegui? Ma lo sai chi sono?”
“No chi sei? Dimmelo tu”
“Devi capirlo da solo. Non posso aiutarti. Ripercorri i tuoi spostamenti e saprai chi sono. Ora devo andare. Vado a prendere il 21.”
E scese dal bus. Allora mi affacciai al finestrino e le gridai “Quale autobus prenderai domani?”
Mi sorrise. Le si formarono delle piccole rughe all’angolo degli occhi celesti. “Domani prenderò il 34. Ma non hai ancora capito chi sono?”
Mi fermai a pensare un secondo, misi in ordine gli autobus e i tram e in un attimo mi fu tutto chiaro.
“Ma chi sei? La serie di Fibonacci??”
“Si.” e salì sul 21.