Dopo quaranta anni la famosa pizza di classe del liceo assume le caratteristiche dell’inferno dantesco. C’è il girone dei vegani, dei celiaci, degli intolleranti e dei vegetariani.
Quando erano tutti diciottenni il cameriere chiedeva solo quante pizze doveva fare e solitamente erano per l’80% margherite e qualche calabrese o capricciosa e forse una marinara. Però gli anni passano e le persone cambiano. Le stesse persone dopo quarant’anni attendono il buon cameriere che come Dante si avventura tra i gironi per chiedere come le deve fare. Sa già che sarà difficile come scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta.
“Per me una Las Vegas con impasto ai cinque cereali ma senza carciofini, stracciatella e capperi. Ci mette scamorza lattuga e prosciutto cotto tagliato a dadini”
“Signore ma quella che vuole lei è la Liberty”
“Ma io volevo la Las Vegas. Non può fare un eccezione?”
“Va bene” e Dante scrive Liberty in arte Las Vegas sul tablet. E va avanti a prendere le ordinazioni. Che ci fosse uno che si attenga al menu. Ovviamente tra lenti bifocali e nasi attaccati al diabolico foglio con l’elenco delle pizze passano i minuti.
E tra chiacchiere e ricordi arrivano le pizze. Dante elenca le pizze che stanno portando e tra cambi e variazioni di ingredienti ma soprattutto di rincoglionimento diffuso nessuno ricorda quello che aveva preso. Ma Dante è uno furbo. Ha fatto fare margherite, una marinara e qualche capricciosa. I sessantenni presi dai ricordi della scuola iniziano a mangiare le pizze senza protestare. In fondo avere accanto quella compagna di classe che ti piaceva tanto e che ora ti sorride con le sue nuove ceramiche ti fa dimenticare la tua Liberty in arte Las Vegas.
LA PIZZA DI CLASSE
