Mi chiamo Falco. Lo so, il nome che ho non è il massimo. I miei genitori mi hanno avuto in un periodo in cui avere un nome normale era un terno al lotto. Il fatto è che il mio cognome è Pellegrino. Ogni volta che mi presento suscito un sorriso e certe volte anche qualche battuta velata con riferimenti ai documentari di National Geographic o della famiglia Angela.
Fin qua poco male. La cosa che mi dà fastidio è che nel mio condominio abita proprio Piero Angela che vuole sempre attaccare bottone in ascensore per sapere se quando punto i roditori da lontano scendo in picchiata o a volo radente per prenderli di sorpresa. L’altro giorno ha messo il braccio in posizione parallela al pavimento sperando che mi ci poggiassi sopra con le mani per farlo sentire un antico falconiere.
Come si dice? Nomen Omen? Ecco il mio destino è nel mio nome come dicevano gli antichi romani. Quindi sul lavoro sono senza scrupoli. Arrivista come pochi. Passo sui cadaveri delle persone pur di raggiungere i miei obiettivi. Faccio di tutto. Sono bugiardo e cerco di mettere in cattiva luce chi potrebbe rappresentare una minaccia per me e per la mia carriera. Infatti sono diventato un capo. Adoro sapere che vengo definito una carogna, vuol dire che tutto procede bene. Mi piace mettere le persone in difficoltà ai colloqui di lavoro, vederli annaspare su mie domande stronzissime.
Nello stesso tempo mi metto a zerbino con i miei superiori. Se c’è da sdraiarsi per guadagnare una posizione io lo faccio.
Oggi godo perché ho avuto la nuova macchina aziendale. Noi carogne godiamo molto quando la cilindrata della vettura aziendale, il nostro benefit più appariscente, supera la media degli altri colleghi. Lucida e fiammante, uno spettacolo. E’ il simbolo che stai in una posizione di livello. Che ti frega se un mucchio di gente ti odia ma hai gli interni in pelle e gli inserti di radica sul cruscotto?
Però bisogna stare sempre all’erta. Non puoi mai rilassarti. E così un giorno Falco incontra il destino sotto forma di doppia trombosi alle vene centrali delle retine dei due occhi. Un caso raro. Alla guida del suo benefit è costretto a fermarsi perché incomincia a non vedere più nulla. Per fortuna ha lo smartphone impostato su chiamate vocali e riesce a chiamare un collega che gli va in aiuto. Ora Falco dipende dal bene delle persone. Non vuole più gli inserti in radica ma qualche mano da stringere. Proprio come un falco da caccia ora ha un cappuccio che gli evita di vedere e lo fa stare tranquillo sul braccio del falconiere.
L’ha ribloggato su Il Blog di Tino Soudaz 2.0 ( un pochino)e ha commentato:
Il Falco Pellegrino di Marc Mc Candy
"Mi piace""Mi piace"